Sindrome di burnout: cos’è e come riconoscerla

Lo stress, è noto a tutti, a lungo andare incide negativamente sulla produttività, tanto nella vita lavorativa, quanto in quella privata. Ma cosa succede se una situazione altamente stressante si protrae a lungo? Cosa può comportare? Una delle conseguenze più catastrofiche e diffuse è la sindrome di burnout. Oggi ti spiegheremo esattamente cos’è, quali sono i sintomi e ti daremo qualche suggerimento per evitare di surriscaldarti ed esaurire le tue energie.

Era il 2017, quando in occasione della “Giornata della Salute Psichica” il Corriere della Sera scioccò i suoi lettori con un articolo che riportava delle cifre spaventose. Tre anni fa, sei milioni di lavoratori (su una popolazione di meno di 30 milioni di occupati) soffriva di stress causato dal lavoro, con tutti gli spiacevoli effetti collaterali. 500 mila persone erano afflitte da disturbi d’ansia, 230 mila da insonnia o disturbi del sonno, 220 mila quelle affette da depressione e la restante parte soffriva di irritabilità, deficit di concentrazione e facilità al pianto.

È passato quindi qualche anno, prima che finalmente il burnout venisse riconosciuto dall’OMS come una vera e propria sindrome perciò elencato nell’undicesima revisione dell’ICD (International Classification of Disease) che praticamente è il testo di riferimento globale per tutte le patologie e le condizioni di salute. Tuttavia, se da una parte c’è soddisfazione tra gli esperti della materia, per il riconoscimento di questa sindrome, dall’altra fa paura la sua diffusione a macchia d’olio tra tutti i lavoratori.

Infatti, stando a quanto riportato da HrExchange, su un campione di 7500 lavoratori a tempo pieno, il 40% ha sofferto per la sindrome di burn-out; infine delle persone oggetto di studio, il 23% addirittura ne soffrirebbe più spesso. Numeri, questi, che devono far sorgere qualche domanda sia tra le file degli imprenditori e dei responsabili del personale, che devono far di tutto affinché in azienda si crei un clima sano e salutare, quanto tra gli stessi impiegati, che devono imparare a riconoscere il burn-out ed evitarlo.

Ma esattamente in che consiste questa sindrome? 

Cos’è il burnout?

Il burnout non è altro che un insieme di sintomi provenienti da una condizione di stress cronica e persistente dovuta perlopiù dal contesto lavorativo. 

Come sarà prevedibile, l’origine del termine è inglese e sta proprio a significare un riscaldamento continuo, quasi esplosivo, dovuto a uno sforzo prolungato.

Infatti, non possiamo parlare di burnout quando ci troviamo ad affrontare una condizione temporaneamente stressante, ma quando questa situazione si protrae a lungo e diventa quasi regolare. C’è perciò un fattore di cronicità che incide sul nostro umore e sulle nostre performance.

Se, in una prima fase, la sintomatologia è quasi insignificante, però, è solo in seguito  che comincia a modificare visibilmente le nostre abitudini, danneggiando la nostra vita lavorativa e personale.

Quando insorge, infatti, i primi sintomi sono mal di testa, mal di stomaco, cefalea, poca motivazione, insofferenza e soprattutto una stanchezza cronica. Perfino dopo aver riposato, non riusciamo a ricaricare le batterie!

Tuttavia, come scrivevamo prima, non finisce qui. La sintomatologia infatti si fà più intensa nel progredire della sindrome quando, appunto, gli effetti cominciano a farsi risentire sia sulla sfera fisica che su quella emotiva.

Oltre alla comune mancanza di iniziativa, chi soffre di burnout vive una difficoltà di relazione umana, avverte distacco emotivo, ridotto interesse verso il proprio lavoro, ma anche cinisimo, senso di frustrazione, rigidità di pensiero e porta a termine i propri compiti con immenso sforzo. 

I lavoratori affetti da questa sindrome perciò si concentrano poco, provano senso di fallimento, hanno bassa autostima, sono indecisi, infelici e possono sentirsi irritabili, nervosi e agitati, arrivando addirittura a piangere costantemente.

A ciò, quindi, vanno ad affiancarsi i sintomi fisici che includono: mal di testa, nausea, inappetenza, stanchezza cronica, insonnia, tachicardia, vertigini, disturbi sessuali o riproduttivi, tremori alle mani, sudorazione, dolori e problemi digestivi, vertigini, ipertensione. 

Insomma: un quadro psicofisico complesso che, naturalmente peggiora la resa lavorativa, generando un effetto a spirale.

 

Le cause del burnout

A causare il burnout quindi non sarebbe solo un fattore esterno come una condizione stressante che si reitera nel tempo, ma anche la gestione personale del contesto che, come sappiamo, varia da persona a persona.

Tanto quanto capita nella comune ansia lavorativa, infatti, il burnout è correlato spesso alla percezione che abbiamo del mondo, alle nostre reazioni a situazioni critiche, al nostro passato, al nostro trascorso. 

Come consigliato dalla dottoressa Christina Maslach, professoressa di Psicologia della Berkley University della California, è perciò fondamentale evitare di raggiungere l’apice di questa sindrome e intervenire quando, cominciamo a renderci conto di essere costantemente prosciugati emotivamente, quando ci si sente a lungo alienati, sottovalutati o ostracizzati. Se abbiamo la sensazione di non riuscire a dare il meglio, se iniziamo a soffrire di nausea, dormiamo male o non riusciamo a superare banali influenze stagionali, dobbiamo ascoltare questi campanelli di allarme e approfondire, prima che la situazione si faccia complessa. 

Come curare la sindrome di burnout

Purtroppo, se siamo affetti da sindrome di burnout, venirne fuori in totale autonomia non è così semplice. Al contrario, per superare questo momento di forte stress è consigliabile cercare il supporto di uno psicologo o uno psicoterapeuta professionista che riuscirà a farci comprendere sia le ragioni che ci hanno portato a provare questo malessere, che a superare questo momento, evitando che si ripresenti.

Nello specifico, uno psicologo può aiutarci a capire bene quanto abbia influito il nostro passato nella gestione dello stress, ad analizzare al meglio la realtà, mettendo in fuga i timori che noi stessi abbiamo individuato, ridurre le difficoltà sociali, psicologiche o cognitive che ci impediscono di essere produttivi e quindi superare gli episodi che stanno danneggiando le nostre performance.

È cruciale perciò avere consapevolezza del fatto che chiedere aiuto in situazioni come queste è il primo passo per il superamento di situazioni così alienanti. Se lavori in una grande azienda, i responsabili delle risorse umane sono la figura più giusta per guidarti verso la soluzione. In alternativa, puoi cercare di capire se hai una convenzione sanitaria con uno degli psicologi della tua zona, oppure cercare in totale autonomia lo specialista più vicino a te.

Ricorda: se noti che le performance di un collega siano diminuite notevolmente e percepisci che sta vivendo un momento di forte stress, anche se non ti occupi di HR, la cosa più giusta che tu possa fare è offrirgli il tuo aiuto e, soprattutto, avvertire le risorse umane affinché possano intervenire e quindi evitare situazioni spiacevoli.