La Paura: impariamo a conoscerla

Non esiste il coraggio in natura, in natura esiste la paura. Per questo è più facile avere paura che coraggio; la paura viene da sé, non occorre andarla a cercare”.

Questa citazione di V. G. Rossi permette di capire quanto sia ancestrale e importante l’emozione di cui si parlerà in questo articolo: la paura.

La paura è un’emozione ancestrale perché accompagna l’uomo fin dall’inizio della sua esistenza, è inoltre l’emozione più potente poiché strettamente collegata all’istinto di sopravvivenza. 

 

Perchè è importante la paura?

Se gli uomini primitivi non avessero provato paura di fronte alle belve feroci sarebbero stati sbranati e noi di conseguenza…estinti! Questa emozione permette all’essere umano di adattarsi all’ambiente circostante, è un sensibilissimo sistema di difesa contro i pericoli, senza una dose naturale di paura l’uomo non sopravvivrebbe.

 

La paura è un’emozione negativa?

Rispondere a questa domande è importante per sfatare un’idea generale rispetto all’emozione della paura, spesso considerata come un qualcosa da eliminare, da cui sfuggire. 

“Non bisogna avere paura”

troppo spesso e in situazioni poco opportune è un mantra che ci viene ripetuto. In realtà un uomo senza paura non è più un uomo. 

La paura in realtà è una risorsa imprescindibile, in grado di attivare in pochi millesimi di secondo una serie di reazioni utile e vantaggiose per la sopravvivenza dell’essere umano. La paura è quell’emozione che ci permette di inchiodare di colpo davanti al bambino che all’improvviso attraversa la strada, la paura è quell’emozione che permette all’atleta di ottenere performance eccellenti.

 

Paura da risorsa a limite

La paura si trasforma in un limite quando supera la soglia di attivazione fisiologica normale. Quando l’ansia, che è il meccanismo fisiologico della paura, supera una determinata soglia, esaspera o blocca le reazioni della persona, determinando il passaggio spesso da paura a panico.

 

 Quali comportamento o azioni possono trasformare la paura in Fobia?

L’evitamento:

                      “Porto addosso le ferite delle battaglie che ho evitato” Pessoa

 

Evitare ciò che ci spaventa è una tendenza naturale, ma farlo in eccesso ci porta a :

  • confermare l’incapacità della persona di fronteggiare una minaccia, 
  • depotenziare le nostre strategie di risoluzione dei problemi,
  • amplificare lo scarso senso di autoefficacia 
  • aumentare  la percezione di pericolo.

La richiesta di aiuto:

Nel tentativo di gestire la fobia si ricorre alla ricerca di un supporto, di un aiuto che può tradursi nella richiesta di farsi accompagnare in posti che sono percepiti come minacciosi, oppure nel non rimanere mai soli per paura di dover fronteggiare un attacco di panico. Anche in  questo caso sebbene la protezione e le rassicurazioni degli altri ci fanno sentire di essere fuori pericolo, alla lunga non fanno altro che confermare la nostra incapacità e questo andrà ad amplificare la percezione del pericolo e la risposta emozionale della paura  fino a farla diventare qualcosa di assolutamente fuori controllo. 

Il tentativo di controllare l’ansia e le reazioni fisiologiche naturali:

La persona nel momento in cui avverte le reazioni fisiologiche innescate dalla risposta emozionale della paura, come l’aumento del battito cardiaco o la respirazione accellerata,  tende a cercare di controllarle, di reprimerle. Così facendo non solo non ottiene quanto auspicato, ma anziché ridurre la paura la far andare alle stelle attraverso un effetto paradossale del “controllo che fa perdere il controllo”.

Quali sono le fobie principali?

Una prima distinzione che possiamo fare, quando parliamo di fobie, è quella tra fobie specifiche o monofobie e fobie generalizzate.

La  monofobia rappresenta quella paura patologica focalizzata su una specifica realtà che può essere per esempio  un animale (paura dei ragni, dei cani, ecc..) oppure una situazione (paura di volare, paura di guidare).

Nella fobia generalizzata la persona non ha più bisogno di stimoli esterni per provare paura, poiché è la sua stessa percezione di realtà che crea il pericolo e la minacciosità ovunque.

 La paura, in questo caso, è una sorta di fascio di luce con il quale illuminiamo tutto ciò che percepiamo. (Nardone, 2000).

Tra le varie monofobie alcune come la paura di perdere il controllo, la paura dell’altezza (acrofobia), la paura dei luoghi chiusi (claustrofobia) e quella di rimanere soli o allontanarsi da luoghi considerati sicuri (agorafobia), riguardando situazioni di vita molto usuali, tendono spesso a trasformarsi in fobie generalizzate. 

 

Strumenti e strategie

Sono diverse le strategie e gli strumenti utilizzati in ambito terapeutico per risolvere le problematiche legate ai disturbi fobici. Proprio per tale motivo ci soffermiamo qui su  quelle strategie che partono dal concetto di “tentate soluzioni” che abbiamo prima citato. Nello specifico i primi passi per fronteggiare una fobia possono essere identificati nel:

  • Controevitamento: Come abbiamo detto l’evitamento rappresenta una risposta quasi naturale dell’individuo di fronte ad uno stimolo che lo spaventa, ma se reiterata nel tempo tale soluzione diventa disfunzionale e controproducente. Si tratta quindi di mettere in pratica un concetto tanto semplice quanto complesso: “evitare di evitare”. 
  • Smettere di chiedere aiuto e delegare: si vuole evidenziare come le continue rassicurazioni e precauzioni messe in atto dalla persona che soffre di un disturbo fobico alla lunga lo imprigionano nella sua problematica implementando in sè un senso di incapacità e inadeguatezza di fronte alle situazioni che lo spaventano. Gradualmente di deve cominciare a “cavarsela da sè”, eliminando le precauzioni e affrontando le situazioni che spaventano solo con le proprie forze magari partendo da quelle vissute come meno impegnative e terribili. 

 

Una delle tecniche che ha dimostrato di ottenere risultati significativi per la cura dei disturbi fobici è “la peggiore fantasia” tecnica messa a punto dal Professore Giorgio Nardone.

Tale tecnica si basa su un paradosso che nell’antica Cina veniva così espresso: “Spegnere il fuoco aggiungendo  legna”. Si tratta infatti di evocare tutte le paure e i sintomi esasperando volontariamente anziché cercare di scacciarli e reprimerli.

In questo modo blocchi l’esacerbazione della sintomatologia ansiosa, facendola rientrare rapidamente.

Vige l’antico detto sumero secondo il quale

la paura guardata in faccia diventa coraggio, la paura evitata diventa timor panico”.

Si tratta di una tecnica che richiede una preparazione specifica e quindi un training ad hoc. 

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